Hai buoni postali fruttiferi? Ecco la verità su come influiscono sulle tasse e sull’ISEE

I buoni fruttiferi postali rappresentano una delle forme di investimento più utilizzate in Italia, apprezzati per la sicurezza offerta dallo Stato tramite la Cassa Depositi e Prestiti e la semplicità di gestione, senza costi di sottoscrizione né di rimborso. Essendo strumenti garantiti e facilmente accessibili, restano una scelta popolare sia fra risparmiatori attenti che tra chi desidera per la prima volta mettere da parte una somma in modo prudente. Tuttavia, negli ultimi anni l’interesse attorno a questi prodotti non riguarda solo il rendimento, ma anche il loro impatto sulla fiscalità personale e soprattutto sul calcolo dell’ISEE, dato fondamentale per l’accesso a molte agevolazioni e prestazioni sociali in Italia.

La tassazione dei buoni fruttiferi postali

I possessori di buoni fruttiferi postali devono conoscere le regole di tassazione applicate. La normativa prevede che questi strumenti siano soggetti a una ritenuta fiscale del 12,5% sugli interessi maturati, trattenuta direttamente alla fonte, ovvero nel momento in cui viene richiesto il rimborso o alla scadenza del buono stesso. Questo regime di favore, rispetto alle aliquote più elevate applicate ad altri investimenti (come azioni o fondi che sono tassati al 26%), rappresenta uno dei principali vantaggi fiscali dei buoni postali.

Un altro elemento rilevante è l’esenzione dall’imposta di successione per questi prodotti. In caso di decesso del titolare, i buoni fruttiferi postali possono essere trasferiti agli eredi senza l’applicazione di imposte successorie, rendendoli ancora più convenienti rispetto ad altri strumenti finanziari. La fiscalità dei buoni, dunque, è particolarmente vantaggiosa sia in fase di maturazione degli interessi che in caso di trasferimenti per successione.

È importante sottolineare che le imposte sui rendimenti sono calcolate esclusivamente sugli interessi effettivamente maturati e non sul capitale investito, e vengono applicate alla fonte, quindi l’investitore riceverà una somma già al netto dell’imposizione fiscale stabilita dalla normativa italiana.

Buoni fruttiferi postali e ISEE: la svolta del 2025

Una delle domande più frequenti riguarda il rapporto tra buoni fruttiferi postali e il calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE). Questo indicatore è fondamentale per determinare l’accesso a prestazioni e agevolazioni sociali, come le borse di studio, il reddito di cittadinanza, i bonus per l’infanzia e altre misure assistenziali.

Fino a pochi anni fa, i buoni fruttiferi postali dovevano essere inseriti nel patrimonio mobiliare del nucleo familiare, incidendo così sulla valutazione complessiva dell’ISEE. Dal 2025, però, la normativa è cambiata radicalmente: grazie alle disposizioni contenute nella legge di bilancio e nel DPCM n. 13 del 14 gennaio 2025, i titoli di Stato, i buoni fruttiferi postali e i libretti di risparmio postale sono esclusi dal calcolo del patrimonio mobiliare per una soglia massima di 50.000 euro per nucleo familiare.

In altre parole, ai fini della dichiarazione ISEE:

  • i primi 50.000 euro detenuti in buoni fruttiferi postali, titoli di Stato o libretti postali non concorrono a formare il patrimonio mobiliare complessivo;
  • eventuali somme superiori alla soglia, invece, dovranno essere regolarmente dichiarate e incideranno sul valore finale dell’ISEE.

Questa novità legislative ha avuto un impatto molto positivo per le famiglie che intendono accedere a servizi sociali: infatti, la parte del patrimonio investita in questi strumenti – se non superiore alla soglia stabilita – non penalizza più la situazione reddituale ai fini dell’ottenimento di bonus e agevolazioni.

Gestione, rimborso e trasparenza dei buoni postali

I buoni fruttiferi postali possono essere sottoscritti sia in forma cartacea sia dematerializzata, presso qualsiasi ufficio postale. Non sono previsti costi di apertura o di rimborso e garantiscono sempre la restituzione almeno del capitale inizialmente investito. Si tratta quindi di uno strumento particolarmente flessibile e sicuro, adatto ai risparmiatori con profili di rischio basso e orizzonti temporali sia lunghi che medio-brevi..

Uno degli aspetti cruciali da considerare riguarda il riscatto anticipato: i buoni fruttiferi postali, infatti, possono essere liquidati in qualsiasi momento, ma se il rimborso avviene prima della scadenza prevista dal contratto, la remunerazione sarà molto inferiore rispetto a quanto promesso inizialmente, e spesso ci si limiterà a ricevere il solo capitale investito o un interesse base fortemente ridotto. Questa caratteristica rende i buoni postali una soluzione vantaggiosa soprattutto per chi può lasciare investite le somme per l’orizzonte temporale previsto, soprattutto nelle tipologie a tasso crescente.

Dal punto di vista amministrativo, i buoni fruttiferi postali sono privi di costi nascosti: nessuna commissione di collocamento, gestione o mantenimento, e nessun onere aggiuntivo in fase di riscatto. Ciò li differenzia rispetto ad altri strumenti finanziari come fondi comuni, ETF o polizze assicurative, che spesso prevedono costi ricorrenti o commissioni di uscita.

Cosa cambia per il risparmiatore: aspetti pratici e consigli

L’esclusione parziale dei buoni fruttiferi postali dal patrimonio mobiliare ai fini ISEE comporta una serie di vantaggi pratici:

  • Chi detiene un importo in buoni postali inferiore a 50.000 euro può ottimizzare la propria posizione ISEE e accedere più facilmente a bonus, agevolazioni e servizi sociali.
  • Per chi supera tale soglia, la parte eccedente sarà normalmente conteggiata nel calcolo del patrimonio e potrebbe far salire l’indicatore.
  • È importante ricordare che la normativa si applica all’insieme di titoli di Stato, buoni postali e libretti per nucleo familiare e non al singolo investitore, quindi bisogna valutare l’entità complessiva detenuta da tutti i componenti.
  • La nuova Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) aggiornata secondo le modifiche 2025 sarà il documento di riferimento per beneficiare di questa esclusione, e la sua validità resta invariata fino alla scadenza naturale oppure fino a nuova presentazione da parte del contribuente interessato ad aggiornare la propria posizione.

Va, infine, sottolineato che, nonostante il vantaggio tributario e la nuova disciplina ISEE, ogni scelta di investimento deve essere ponderata e allineata alla propria strategia finanziaria, valutando la durata dei prodotti, le caratteristiche specifiche della tipologia di buono scelto (ad esempio durata, rendimento, modalità di rimborso anticipato), e le eventuali alternative di investimento che, se pur più rischiose, potrebbero offrire rendimenti potenzialmente più elevati.

Rimanere aggiornati sulle novità fiscali e regolamentari è fondamentale: le regole su ISEE e patrimonio mobiliare possono evolvere nel tempo. Inoltre, è utile consultare periodicamente il sito dell’INPS o rivolgersi a consulenti abilitati per chiarimenti su casi particolari o situazioni familiari complesse, in modo da non incorrere in errori di dichiarazione che potrebbero compromettere l’accesso a importanti prestazioni sociali o comportare sanzioni.

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