L’energia reattiva è una particolare componente dell’energia elettrica che viene assorbita dai macchinari e dai dispositivi collegati alla rete elettrica, senza però essere effettivamente utilizzata per produrre calore, forza o movimento. Questo tipo di energia si trova spesso indicata come voce separata nella bolletta elettrica e può influenzare i costi in determinate circostanze, specialmente nelle utenze aziendali, mentre per i clienti domestici raramente comporta il pagamento di penali.
Cos’è l’energia reattiva e perché si paga in bolletta?
Per comprendere il concetto di energia reattiva, è fondamentale distinguere tra energia attiva ed energia reattiva. L’energia attiva rappresenta quella che viene effettivamente convertita in lavoro utile, come l’alimentazione di elettrodomestici, mentre l’energia reattiva è quella “invisibile” che può scorrere avanti e indietro tra impianto e linea elettrica senza trasformarsi in energia utilizzabile. La sua presenza è dovuta principalmente ai dispositivi elettrici dotati di motori, trasformatori o reattanze, come frigoriferi, condizionatori, pompe, ascensori, e molti macchinari industriali.
La energia reattiva non si consuma come l’energia attiva, ma crea comunque un carico sulla rete e determina uno sfasamento tra tensione e corrente. Se questo sfasamento raggiunge livelli superiori a quelli consentiti dalle normative, le aziende elettriche applicano penali che si riflettono nella bolletta elettrica.
Impatto dell’energia reattiva sulle utenze domestiche e aziendali
Nella maggior parte dei casi, la voce energia reattiva compare nelle bollette di utenze industriali e commerciali, dove la presenza di grandi motori elettrici è frequente. In questi contesti, la bolletta può includere spese aggiuntive o penali se la quantità di energia reattiva supera una soglia fissata dai regolamenti, generalmente calcolata come rapporto tra energia reattiva ed energia attiva (cosphi). Gli impianti domestici, composti perlopiù da elettrodomestici di piccole o medie dimensioni, raramente superano queste soglie e difficilmente sono soggetti a penali.
In caso di penali per energia reattiva, l’utente può identificarle in bolletta controllando le voci indicate come kvarh (kilovoltampere/ora reattivi), a differenza dell’energia attiva, che viene espressa in kWh. Se l’impianto assorbe troppa energia reattiva, si verifica una diminuzione di efficientamento energetico e un aumento delle perdite di energia, con conseguente innalzamento dei costi.
Soluzioni tecniche: come ridurre o eliminare l’energia reattiva dalla bolletta
Pur non potendo eliminare completamente l’energia reattiva, è possibile limitarne la presenza e ridurre le penali attraverso una soluzione nota come rifasamento. Il rifasamento consiste nell’installazione di condensatori di rifasamento in parallelo ai carichi del circuito elettrico, al fine di compensare lo sfasamento tra tensione e corrente.
I condensatori svolgono il ruolo di generatori di potenza reattiva locale, fornendo direttamente all’impianto parte dell’energia reattiva necessaria al funzionamento dei macchinari. Questo sistema permette di ridurre la quantità di energia reattiva prelevata dalla rete, abbassando la corrente circolante e l’intensità dello sfasamento:
Il rifasamento può essere eseguito da un tecnico elettricista o tramite l’installazione di appositi rifasatori, ovvero sistemi automatici o manuali che aggiungono i condensatori necessari per correggere il fattore di potenza. Una verifica periodica dell’impianto, particolarmente importante per le aziende, permette di individuare eventuali anomalie e intervenire tempestivamente.
Altre strategie e consigli pratici
Per privati e piccoli uffici, la necessità di intervenire sull’energia reattiva è spesso limitata, ma per aziende e industrie può essere molto importante. Alcuni suggerimenti utili:
L’energia reattiva nella normativa e nei regolamenti
Le imprese che superano la soglia di tolleranza per energia reattiva devono corrispondere penali in bolletta, variabili in base alle disposizioni dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) e alle condizioni contrattuali dei fornitori di energia. Le normative puntano a incentivare il miglioramento dell’efficienza energetica e la riduzione dei costi derivanti dalla gestione dei flussi di energia reattiva sulla rete.
Un impianto correttamente rifasato non solo permette di evitare sanzioni, ma contribuisce alla sostenibilità energetica, riducendo lo stress sulle infrastrutture e migliorando la qualità della fornitura elettrica. Per approfondire il concetto di energia reattiva, è utile consultare la voce dedicata su Wikipedia.
In sintesi, il “trucco tecnico” per non pagare più l’energia reattiva in bolletta consiste nel rifasamento dell’impianto, una soluzione ormai imprescindibile per le aziende e consigliata per le utenze con dispositivi di grande potenza. L’adozione di tecnologie di rifasamento e una corretta gestione dei carichi elettrici sono strumenti fondamentali per garantire il risparmio in bolletta, la sicurezza dell’infrastruttura e la tutela dell’ambiente.








