I proprietari di gatti osservano spesso i loro animali assumere comportamenti inaspettati quando vengono esposti all’odore della candeggina. A molti appare sorprendente vedere un gatto che si struscia, si strofina o addirittura mostra aggressività nei confronti di superfici appena pulite con questo comune disinfettante domestico. Questo fenomeno ha suscitato curiosità e una serie di dubbi, soprattutto sulla sicurezza e sulle motivazioni profonde di tale reazione felina.
Il fascino dell’ipoclorito: cosa percepisce davvero il gatto?
Il componente attivo della candeggina, ovvero l’ipoclorito di sodio, sembra sprigionare un odore particolarmente stimolante per i felini. I sensi dei gatti, ben più sviluppati rispetto a quelli umani, percepiscono in questa molecola una traccia olfattiva affine a quella di alcune sostanze secrete dall’urina felina. Numerosi esperti spiegano che l’odore rilasciato dalla candeggina può essere riconosciuto dal gatto come simile ai feromoni presenti nella pipì di un altro animale, scatenando reazioni che spaziano dall’esplorazione olfattiva all’impulso di marcare il territorio passando anche, talvolta, per la comparsa di comportamenti aggressivi e territoriali.
- Alcuni gatti si limitano ad annusare le superfici trattate.
- Altri si strusciano in modo ripetuto e insistente, lasciando odori propri tramite le ghiandole dei fianchi e della testa.
- Alcuni possono addirittura marcare nuovamente il territorio con urina o feci, presi dal panico che un intruso abbia invaso il loro spazio vitale.
- Non è raro osservare un improvviso cambio d’umore: il gatto può mostrare aggressività verso altri animali o addirittura nei confronti del proprietario.
Non tutti i gatti reagiscono nello stesso modo: la risposta dipende da sensibilità individuali e dalla loro storia comportamentale. Può capitare che, dopo aver pulito con candeggina la lettiera, alcuni gatti la usino con maggiore frequenza, mentre altri la evitino, reputandola già “segnata” da un rivale.
Conseguenze pericolose: rischi chimici e sanitari
Oltre al dato comportamentale, la candeggina è e rimane un prodotto chimico tossico e irritante sia per l’uomo sia per gli animali domestici. La sua manipolazione e l’uso in ambienti dove vivono i gatti non sono privi di rischi:
- La candeggina può essere assorbita attraverso la pelle delle zampe, che nei gatti contiene ghiandole molto ricche di recettori e delicate.
- Il rischio maggiore si verifica se il gatto lecca le superfici detergenti o, peggio, ingerisce il liquido accidentale.
- I principali sintomi di intossicazione comprendono sbavature, irritazioni della pelle e delle mucose, vomito, diarrea, ipersalivazione, tosse, letargia, cambi di pressione sanguigna.
- Deboli esposizioni ripetute possono, nel tempo, causare problemi respiratori o dermatiti croniche.
Se si sospetta che il gatto abbia ingerito candeggina, è essenziale consultare rapidamente un veterinario: le intossicazioni possono risultare molto gravi.
Un dilemma per l’igiene domestica: usare o non usare la candeggina?
L’utilizzo della candeggina per la pulizia della lettiera è stato a lungo oggetto di controversie tra gli esperti e i proprietari di gatti. Da una parte alcuni reputano utile l’effetto attrattivo per spingere il gatto a usare la cassetta igienica ‒ specialmente nel caso di soggetti difficili da abituare. Dall’altra, proprio il fatto che l’odore venga interpretato come la presenza di urine feline può sortire l’effetto opposto, ovvero far evitare la lettiera o indurre il gatto a marcare altre zone della casa.
Non esiste una regola universale. La reazione è soggettiva e si deve valutare caso per caso, osservando il comportamento del gatto dopo la pulizia. Tuttavia, la maggioranza degli esperti consiglia di preferire detergenti meno aggressivi e privi di sostanze potenzialmente pericolose sia sul piano comportamentale che tossicologico.
Le basi scientifiche e il confronto con altri odori “felini”
La chimica dei feromoni spiega bene il motivo per cui certi odori possono indurre nei gatti reazioni inaspettate. I feromoni sono molecole prodotte da ghiandole cutanee, urinarie e facciali che veicolano messaggi complessi tra i membri della stessa specie. Sono utilizzati per marcare il territorio, rassicurarsi, attrarre partner o respingere rivali. L’ipoclorito di sodio, cioè il principio attivo della comunissima candeggina, produce una nota olfattiva simile a quella di alcuni composti organici presenti nelle urine dei felini: in particolare, le aldeidi e le ammine che si liberano dalla decomposizione dell’urea.
Questo confronto spiega il parallelismo tra la risposta alla candeggina e quella che hanno molti gatti alla Nepeta cataria (più nota come erba gatta), anche se le conseguenze sono profondamente diverse. Nell’erba gatta, la molecola attiva (nepetalattone) agisce principalmente su recettori cerebrali del piacere, portando euforia e rilassamento. L’ipoclorito, invece, stimola la componente territoriale, e può suscitare agitazione, ansia o comportamenti di rimarcatura più aggressivi.
Bisogna inoltre tenere presente che la soglia di sensibilità agli odori è estremamente variabile nella popolazione felina, come dimostrano i diversi comportamenti osservati tra individui della stessa casa. Età, sesso, stato ormonale e storia individuale influenzano questa reazione.
Consigli pratici per la convivenza domestica
Per chi convive con uno o più gatti, è consigliabile:
- Limitare l’uso della candeggina negli spazi dove il gatto vive o passa la maggior parte del tempo.
- Evitarla per la pulizia delle stoviglie, delle ciotole e, se possibile, anche della lettiera.
- Prediligere detergenti naturali o specifici per animali, inodore o con profumazione neutra.
- Monitorare le reazioni del gatto dopo l’uso di prodotti chimici e ricorrere a una visita veterinaria se si manifestano sintomi sospetti o alterazioni comportamentali improvvise.
- In caso di comportamenti di marcatura territoriale dopo la pulizia, valutare alternative detergenti oppure aumentare la frequenza della rimozione manuale dei residui senza candeggina.
In definitiva, la candeggina esercita sul gatto una forte attrazione olfattiva dovuta alla somiglianza con segnali chimici propri della specie, ma il suo impiego in ambiente domestico può risultare dannoso sia sul piano comportamentale che tossicologico. Comprendere questi meccanismi aiuta il proprietario a creare un ambiente pulito, sano e rispettoso delle esigenze etologiche del proprio amico felino, prevenendo incidenti spiacevoli e promuovendo una serena convivenza tra umani e gatti.