Quando un bambino o un adolescente rifiuta costantemente il cibo, mangia quantità estremamente ridotte e il suo peso corporeo scende al di sotto dei valori considerati normali per età e statura, può essere in corso un serio disturbo del comportamento alimentare. Questo comportamento, se non riconosciuto tempestivamente e affrontato con l’aiuto di specialisti, può mettere a rischio sia la crescita sia la salute fisica e mentale del ragazzo.
Quando preoccuparsi: segnali da non sottovalutare
Nelle prime fasi, i genitori possono notare cambiamenti nell’atteggiamento verso il cibo: il bambino riduce progressivamente le quantità assunte, elimina alcuni alimenti, si dichiara spesso sazio o lamenta disturbi come il mal di pancia per evitare i pasti. Questi comportamenti di solito non si limitano al momento della tavola: spesso sono accompagnati da riluttanza a consumare dolci, pane, pasta e altri cibi considerati “ingrassanti”, selezione eccessiva degli alimenti e maggiore interesse per quelli ipocalorici come frutta e verdura.
Altri segnali frequenti sono:
Quando questa situazione si protrae per settimane, accompagnata da una progressiva perdita di peso e dalla comparsa di questi segnali, è fondamentale prendere coscienza che potrebbe essere presente un disturbo alimentare come l’anoressia nervosa o, nei casi più lievi, una forma atipica che comunque necessita di attenzione.
Le cause e i fattori di rischio principali
L’anoressia in età evolutiva non riconosce una singola causa, ma risulta dalla combinazione di elementi psicologici, familiari e sociali. Nei bambini e adolescenti predisposti, possono svolgere un ruolo cruciale:
Va sottolineato che non sempre la famiglia è la causa diretta del disturbo, ma può però faticare a riconoscerlo nelle fasi iniziali, essendo i sintomi spesso subdoli e mascherati da normali capricci o gusti alimentari. In questi casi, il confronto con il proprio pediatra è fondamentale per una prima valutazione.
Cosa fare: i primi passi per la salute di tuo figlio
Quando si sospetta che il proprio figlio sia a rischio (sottopeso persistente, rifiuto costante del cibo, segnali psicologici e comportamentali associati), è essenziale rivolgersi tempestivamente a professionisti qualificati. Il pediatra rappresenta il primo riferimento: grazie a una valutazione attenta, può distinguere tra una semplice fase di selettività alimentare e un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare.
I passi raccomandati includono:
In nessun caso vanno minimizzati i sintomi o ritardato l’intervento: l’anoressia, anche se ancora a uno stadio iniziale, può determinare gravi complicanze a livello fisico (malnutrizione, alterazioni ormonali, arresto della crescita, osteoporosi precoce) e portare a una compromissione significativa della qualità di vita.
Il ruolo della famiglia e le strategie di prevenzione
Un ambiente familiare coeso, che riconosca e sostenga il bambino in difficoltà senza giudizio, può rappresentare la risorsa più forte nella prevenzione e nel recupero dai disturbi alimentari. Alcuni suggerimenti pratici:
Il recupero dalle conseguenze dell’anoressia in età evolutiva è possibile e, quando il disturbo viene riconosciuto e trattato in tempo, le probabilità di una completa ripresa sono elevate. Tuttavia, la tempestività rimane il fattore più importante: ogni giorno guadagnato nella diagnosi e nella presa in carico fa la differenza per la salute fisica e psicologica del bambino.
In sintesi, quando un figlio non mangia quasi nulla e diventa sottopeso, è fondamentale non sottovalutare la situazione. Osservare con attenzione i cambiamenti nel comportamento e nei segnali fisici, affidarsi a una rete di professionisti e sostenere il proprio figlio con delicatezza e senza paura del giudizio sono le chiavi per prevenire esiti gravi e restituire serenità e benessere all’intera famiglia.